Violazione del brevetto: il caso Tutor

Tutti noi conosciamo il tutor installato sulle autostrade. Il sistema che è in grado di capire (e quindi multare) se un’automobilista ha premuto un po’ troppo a fondo il pedale dell’acceleratore. Tuttavia non tutti sanno che dietro a questa invenzione si è consumata una lunga guerra legale per violazione di brevetto ancora in corso. I contendenti? La società CRAFT Srl e Autostrade per l’Italia Spa.

Per sommi capi il caso del tutor autostradale inizia con una causa intentata nel 2006 avanti al Tribunale di Roma da parte della società CRAFT Srl che contestava ad Autostrade per l’Italia Spa di aver depositato una domanda di brevetto d’invenzione industriale che aveva ad oggetto un sistema di controllo della velocità denominato appunto “tutor” e utilizzato da Autostrade nei tratti di strade alla stessa concessi in gestione, identico all’oggetto del precedente brevetto di CRAFT.

Chiedeva quindi CRAFT al Tribunale di accertare la violazione e di dichiarare la nullità della domanda di brevetto di Autostrade, di far cessare ad Autostrade l’utilizzo del sistema tutor e di condannarla al risarcimento dei danni. Autostrade si costituiva in causa e chiedeva a sua volta l’accertamento della nullità del brevetto di CRAFT.

La causa è ancora in corso e si preannunciano colpi di scena.

Ma andiamo con ordine.

L’antefatto

Nel novembre 1999, Romolo Donnini, titolare della CRAFT srl, procede al deposito di una domanda di brevetto presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e presso l’EPO (European Patent Office), avente ad oggetto “un sistema di sorveglianza e controllo del traffico veicolare su strade e autostrade”.

Il brevetto veniva concesso nel febbraio 2002.

I fatti

Forte di una tecnologia interessante, brevettata e dalle potenzialità enormi nel salvare vite (come effettivamente è stato poi appurato in sede processuale) il Donnini, nel 2004, propone ad Autostrade (per 1 milione e mezzo di euro) lo sfruttamento della tecnologia. Autostrade, forse in un eccesso di cost saving, offre solo 150 mila euro, provocando l’interruzione delle trattative.

Sembrava solo una transazione commerciale mancata (come peraltro è normale sentirsi raccontare da piccoli imprenditori che offrono – ad un colosso – una soluzione innovativa) ma poi qualcosa cambia.

Sì, perché a seguito dell’introduzione – il 23 dicembre 2005 – da parte di Autostrade del SICVE (Sistema informativo per il controllo della velocità) la CRAFT ravvisa in questo sistema una violazione di brevetto e nel 2006 avvia la causa suddetta.

Il processo si snoda nei vari gradi di giudizio, dopo che il Tribunale e poi la Corte d’Appello di Roma, ritenendo che i due sistemi operassero in modo diverso, rigettavano tutte le domande, fino ad approdare in Corte di Cassazione dove, con la sentenza n. 22563/2015, questa rimandava il caso alla Corte d’Appello di Roma in diversa composizione ritenendo la precedente decisione della Corte d’Appello contraddittoria, per decidere nuovamente sulla vicenda.

La Corte di appello con sentenza n. 2275/2018, contrariamente a quanto statuito nei precedenti gradi di giudizio, riteneva ci fosse contraffazione (per equivalenti), sulla base di una sostanziale identità, ossia intercambiabilità, tra il “tutor” di Autostrade e il sistema brevettato da CRAFT, e ordinava la rimozione totale del Tutor dalle strade di sua competenza per violazione di brevetto.

Autostrade nell’aprile del 2018 effettivamente spegne tutti i tutor attivi riservandosi però di riaccendere le postazioni dotandole di un’altra tecnologia. Tecnologia che, a differenza di quella originaria brevettata dalla CRAFT, non si limiterebbe a inquadrare solo la targa del veicolo oggetto di attenzione, ma l’intera vettura, permettendo in tal modo di ridurre le incertezze nell’attribuzione di eventuali sanzioni.

Ed è quello che puntualmente accade a partire dal luglio 2018: prima su alcune e poi progressivamente su tutte le tratte autostradali ricompaiono sistemi simili ai tutor.

Ma non finisce qui. Nel frattempo veniva impugnata la sentenza avanti alla Corte di Cassazione da Autostrade.

Con un altro colpo di scena il 14 agosto 2019, la Corte di Cassazione con la sentenza n. 21405 ha rinviato nuovamente alla Corte di Appello di Roma la decisione. Secondo la Cassazione, i giudici di appello avevano erroneamente individuato il “cuore” del brevetto CRAFT.

La causa dunque è ancora pendente. La Corte d’Appello dovrà affrontare una serie di questioni tecniche complesse in relazione alla contraffazione cosiddetta per equivalenti e all’individuazione  del cuore del brevetto.

Cosa accadrà? Difficile prevederlo. Tuttavia, una cosa è certa: a seguito dei fatti legati al crollo del ponte Morandi buona parte del management di Autostrade per l’Italia è cambiata. Quali provvedimenti verranno presi dal nuovo gruppo dirigente in relazione al fatto tutor?

Per chi invece volesse tutelare una propria invenzione con un brevetto la raccomandazione è di affidarsi a professionisti esperti. A tal proposito I professionisti dello studio Dragotti & Associati assistono il cliente prima, durante e dopo la registrazione di un brevetto per valorizzare e tutelare la sua innovazione.